Andiamo in vacanza, magari in compagnia di un buon libro che aiuta a rilassarsi.
Vi proponiamo i nostri titoli:
LA NOSTRA RACCOLTA DI POESIE EMOZIONANTI, ROMANTICHE,VERNACOLARI.
Tanti gli arazzi che il poeta toscano intesse chiedendo il supporto di
una Natura disponibile e generosa in questo interscambio umano. Sì!,
perché la Natura è umanizzata ed il poeta la tratta da tale,
colloquiando, e dandole il compito di rivelare i suoi segreti. E quando
l’anima del poeta scorrazza per colli sapidi di maestrale, o per spiagge
ombrate di tamerici, o per campagne profumate di acacie, al suo rientro
si porta dietro tutti quei fili colorati con cui tesse i suoi arazzi.
Ma è l’autunno la stagione più adatta e più vicina all’anima di
Pardini. È l’autunno che meglio configura le debolezze del fatto di
essere umani. E i suoi colori intonano ed accompagnano quella malinconia
che intrinseca si porta nel cuore: “L’aria d’estate condanna le robinie
/ e lascia gli autunni spogli e prodighi / d’immagini sfuggite alle
stagioni”.
Afferma il critico napoletano Lucia Bruno: Sua, sempre e
comunque, è la Natura (immedesimazione che ci riporta senza forzatura
alcuna alle atmosfere di Alcyone); suoi anche usi e costumi d’un
ambiente semplice e rusticano che gli ha reso puro lo sguardo, acuto e
penetrante: “ogni lembo svela / un passo nuovo che ci fa nativi” o “Io
fui con la mia storia questa gente,” sintetizza ultimamente rinnovando
radici e riconfermando amore…
Con il ponderato gioco delle parole, dei significati e dei significanti, la memoria proietta il tradizionale endecasillabo fra gli approdi di una avventura, non più occasionale, ma rivissuta con le nostalgie che i ricordi e le figure sono capaci di ridisegnare, con tocchi e pennellate multicolori. Il rapporto tra la vita quotidiana e l’abbandono personale, che conduce a liberarsi da sovrappesi e illusioni, si fa messaggio, di pensieri e di accensioni, che con la poesia si avvinghia, per creare ritmi e sospensioni.
Raccolta di poesie in vernacolo in cui l'autore è un osservatore profondo del mondo che lo circonda. Dalle sue liriche si evince un animo sensibile a tutte le vicende dell'umanità di oggi e di ieri, ed a quel passato che egli rivive inebriandosi di ricordi, di emozioni e di riflessioni che rievoca con colori più vivi, più veri, più reali.
Il libro nasce come rappresentazione dell'amore, fondamenta dell'esistere. Un percorso, come può esserlo la vita, attraverso il quale l'autore, e il lettore anche, sviluppano la consapevolezza che senza amore nulla diviene felicemente vivibile, anche se la vita la si può condurre senz'amore, solo che, in questo caso, si ha solo una parvenza di felicità.Partendo dalle poesie più banali fin ad arrivar a quelle complesse, si effettua un cammino su diversi livelli; dalla semplice lettura, fatta di getto, senza soffermarsi sul significato, solo quasi per il gusto d'ascoltar la musicalità delle poesie, nata dalla scelta, voluta ma qui la magnifica lingua italiana aiuta molto, di accostare termini per crear un suono, fin al livello cognitivo, quello che si raggiunge soffermandosi su ogni parola.
Le "poesie maldestre" son un mondo a se, ma all'interno d'esse, ogni singola frase vive da sola, la si può considerare completa, diciamo alla stessa stregua dell'uomo, che è unaparte nel e del tutto, un microcosmo nel macrocosmo. Sta al lettore, o almeno a quelli di buona volontà, carpire le molteplici sfaccettature, come nella vita, sta all'essere umano comprendere le miriadi di possibili o/e probabili interazioni del proprio animo, fili così ingarbugliati da risultar altrettanto semplici da dipanare, se presi singolarmente e con la vera volontà di capire.
Fantasia, filosofia e felicità, sono le parole chiave di un libro unico
nel suo genere, è un viaggio attraverso i volti di chi ha saputo
trasformare la propria esistenza in uno stile di vita. L'Alchimista, la
veggente e la sensitiva sono il frutto di una fantasia, ma nel contempo
di filosofie di esistenza che esprimono realisticamente la profondità
di ogni personaggio, gioioso e malinconico nello stesso istante. La
maschera può sembrare un celare della propria essenza, ma è proprio
attraverso di essa che si scorge l'anima del personaggio. C'è una
distinzione tra personalità è anima, una raccolta di maschere che passo
dopo passo vi accompagna per raggiungere un luogo inesplorato che è
dentro di voi.
La poesia è spesso una compagna di vita, una silenziosa presenza che ci permette di fermare sulla pagina pensieri ed emozioni che ci prendono.
E’ medicina segreta per chi ha bisogno, di giorno in giorno, di disintossicare la propria anima e ritrovare il centro del proprio equilibrio psicologico, è esercizio filosofico per discutere con un interlocutore immaginario circa quesiti che le relazioni della nostra vita ci spingono ad affrontare.
Ogni persona, che sceglie di trovare una forma lirica dove incistare le proprie percezioni, segue un temario valoriale ben preciso che si decodifica lentamente quando leggiamo una dopo l’altra le poesie, come stazioni di un viaggio esistenziale.
Qual è il fine del viaggio lirico, del poetare, se non quello di fermare per un istante la conoscenza di sé e del mondo, quello di costruire una mappa precisa del territorio interiore, l’infinita costellazione dell’anima.
E’ allora di fondamentale importanza riprendere alcuni di questi temi e iniziare a dialogare con grande delicatezza con chi li ha posti in essere.
Per prima cosa è palese il bisogno di Cinzia Marchese di usare un tono ironico e distanziante, che crea uno spaesamento nel lettore, un uso articolato di metafore prese in prestito dal mondo naturale per dipingere non solo i moti dell’animo ma anche per verificare delle convinzioni, per scardinare delle credenze, per arginare con i versi le derive banali di uno stereotipo che viene vissuto come soffocante e asfittico.
C’è in Cinzia Marchese la volontà di rovesciare con i versi un’abitudine mentale , un vizio affettivo, usando la parola come una chiave, un grimaldello, una leva per smottare il terreno sui cui si sedimentano falsi pensieri e false concezioni.
In molte liriche è rintracciabile un’ispirazione spirituale che può avvicinarsi alla tradizione mistica orientale, dove i concetti declinati per veloci allegorie sono specchio di un continuo interrogarsi su se stesso, sulla veridicità di ciò che è reale per sé e ambiguo per gli altri. Inoltre il verso è spesso pieno di riferimenti alla vita della natura, al linguaggio dei fiori e del firmamento.
L’osservazione tradizionale dell’universo è qui una cornice innocente, che radica in cammei solari e malinconici molti versi. Come donna, Cinzia si interroga sull’amore e sulle sue chimere e anche qui la poesia diventa un sentiero per schiarire ogni emozione, per liberarsi del bagaglio solitario di ogni angoscia.
La silloge si presenta proprio come un diario di frammenti lirici che accompagna l’autrice e le permette ogni volta di riprendere il baricentro della sua vita, facendo ala e riparo alla nostalgia malinconica di una esistenza che, pur sembrando solipsistica, rilancia verso un altrove condiviso la propria voce.
Tutti corrono, per dirla con Lucrezio, ma pochi sanno dove vanno. Da tremila anni continuiamo a seguire le forze della natura, ad esserne sempre dominati, nonostante l’immane crescita evolutiva. Ma gli scrittori, poeti ed artisti, presenti in questa raccolta hanno dimostrato di sapere dove andare, puntando verso un mondo fatto di sogni e speranze, che nutrono le giornate, che mitigano sofferenze e dolori, che esaltano amori e desideri.
Ed i sogni sono, per noi, tutto quello che abbiamo. Sono il mezzo per uscire dalla mediocrità, sono la grandezza della nostra anima. Nella “Tempesta” di Shakespeare c’è una frase bellissima: “Noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra breve vita è circondata da un sonno”.
Ecumene luogo adatto alla vita dell'uomo. Luogo d'incontro, ascolto innanzi tutto, e confronto, crescita insieme. Il libro è pensato come se si trattasse di una rivista, strutturata in sezioni. In esso si trovano enucleati temi storici, di cronaca e costume, oltre che una copiosa testimonianza poetica, cuore centrale del percorso. Non mancano racconti e saggi, anche di sapore filosofico e spirituale. Inoltre costituiscono stimolo alla lettura le recensioni di libri; suggeriamo sguardi intriganti, creati da linguaggi non verbali tramite la fotografia e le arti figurative. Se anche una sola frase o un solo verso sono stati compagni per qualcuno, allora non sarà stata vana la nostra fatica, né insignificante la nostra gioia.
Quando un uomo o una donna si affidano all’arte poetica è per sentirsi e rincontrarsi attraverso quell’elaborato introspettivo quale la poesia stessa.
Un viaggio meditativo , dove niente è possibile nascondere perché inutile, quando si vuole condividere il pensiero, l’emozione, la speranza o la condanna, quindi, la verità dell’anima.
Il poeta spesso erroneamente definito romantico e sognatore non è altro invece, che un osservatore attento al mondo esteriore e interiore; egli potrà essere cattivo, pessimista, utopista o sentimentale, speranzoso e amante del bello.
Comunque sia è un creativo e un realista di quel mondo che abita in sé.
La poesia spesso denigrata, accantonata a volte ignorata ha la forza di restare l’unica forma letteraria che parla dell’uomo e delle sue realtà, una sintassi perfetta la quale sviluppa in modo istantaneo ed istintivo uno stato d’animo, che sia di gioia, di dolore, di rabbia o d’incanto.
Roberto Ragazzi fa parte dei poeti che fanno riflettere, che portano a ragionare e a scrutare nelle proprie menti dove il lettore troverà molte similitudini alla propria esistenza perché Ragazzi di vita parla, di essenze vissute, di memorie abbracciate e incanti perduti.
Poesie che tolgono il respiro in un susseguirsi di emozioni fatte non solo di carezze, ma di graffi e spine, di tumulti del cuore dove il disincanto lascia spazio a quelle realtà che fanno male, che ci fanno sentire deboli creature in balia d’un tempo non sempre pietoso e amico, ma compagno di solitudini e amarezze, di consapevolezze e delusioni.
Roberto Ragazzi ci porta nel viaggio d’una vita dove passato e presente s’intersecano quasi a sfiorare il futuro da sperare migliore, nella ricerca di luce e calore , nella speranza d’un domani da amare.
Poesie scritte in ottima forma poetica dove regina è una figura retorica armoniosa e mai contrastante al verso; musicalità e ritmo accompagnano la parola scelta mai obsoleta e inutile.
Talvolta le prefazioni a raccolte di poesie o prose si fanno perché richieste da amici, a cui non si può dire di no, talvolta si fanno perché comunque il lavoro è meritevole e si ha il piacere di farlo, talvolta ancora si fanno con il cuore ed è allora che merito ed affetto si sommano per dar vita ad un riconoscimento, non formale, dei valori e pregi dell’opera.
Ebbene quest’ultimo è il motivo che mi vede onorato di fare la prefazione a questa raccolta di poesie ed haiku della cara amica e consocia Nives Atzori, che purtroppo non è più tra noi.
Autrice sabianamente onesta nelle sue composizioni, donna di carattere buono e mite ma, se occorreva, anche fermo, aveva il grande pregio (al giorno d’oggi forse il difetto) di dire sempre quello che pensava.
Nives nelle sue poesie seguiva il verso oraziano che “rigetta le ampollosità e i paroloni di un piede e mezzo”, pur mantenendone la musicalità e la forza espressiva.
Sebbene attestata sulla linea post-romantica dell’espressione del sentimento, l’autrice devia dalla corrente elegiaca ed intimistica per situarsi in un territorio dove i tradizionali poli entro cui scocca il progetto letterario (gioia e dolore, attesa e rimpianto) spesso si sovrappongono e si confondono in un unicum originale.
Parliamo di poesia al femminile dunque, poesia che, secondo Marilù Oliva, “è una confessione non sempre indulgente e proprio, in virtù di ciò, assume una dimensione collettiva”.
Intrigante e significativo il titolo della raccolta: “Piccola infinita nullità”. (tratto dalla poesia “A che ora”, compresa nella raccolta).
Esso riflette tutto il nostro pensiero religioso e filosofico. Ogni essere umano, anche se vive modestamente, anche se non ha grandi incarichi, o grande potere, fa comunque parte del grande disegno di Dio ed è nato per vivere, dopo l’accidente della morte fisica, una vita infinita.
Secondo Platone, il poeta - e quindi anche Nives - è alla ricerca della verità, verità che, per un filosofo greco, rappresentava un punto fermo per guidarci nei nostri giudizi sul mondo.
Dice Borges: “la vita è fatta di poesia, la poesia non è un’estranea,, e per Saba: “la poesia è lo specchio della nostra anima”.
L’autrice dialoga spesso con se stessa e le parole che invia alla coscienza valorizzano quanto di bello e ricco esiste in lei.
Le sue poesie hanno la freschezza della gioventù e la consapevolezza della maturità.
Quest’antologia dedicata alla poesia al femminile è un inno all’amore anche quando suscita sofferenza.
L’amore è emozione che trasuda di vita, anzi è il motore della vita e quando viviamo questo sentimento ci sentiamo parte di essa, in tutti i suoi aspetti.
L’amore è fusione di anima e corpo e scopo dell’esistenza. E’ tempesta che si fa respiro, ci colpisce come il fulmine e ci scuote come il vento.
E’ un sentimento talmente violento che può lasciarci sgomenti, spaventarci perché supera le nostre difese e ci lascia nudi in balia della passione.
E’ una musica scandita nel silenzio della stanza dal battito all’unisono dei cuori.
Le autrici attraverso il loro versi rendono eterno un sentimento che ci accomuna tutti.
La loro capacità è quella di rendere un’esperienza personale universale grazie alla grande energia dei loro versi.
Riescono a toccare le corde del cuore di tutte le persone innamorate, dando voce alle emozioni che accomunano tutti gli esseri umani.
Le loro poesie arrivano subito all’essenza, senza gli orpelli e le strutture sintattiche che ne frenano l’immediatezza. Fermano l’immagine cogliendone l’emozione.
Ogni verso è esplorazione del loro mondo e lì cogliamo il senso della vita, nell’unione delle labbra in magico amplesso coi sincopati moti dell’anima.
Quante volte viviamo come sospesi tra sogno e realtà e cerchiamo risposte nella parte più profonda e intima del nostro io.
Ci interroghiamo sul senso della vita e sentiamo l’energia del sogno divenire la nostra realtà.
In questa esistenza siamo viandanti di passaggio e viviamo la magia dell’incontro e del ricordo come substrato che ci colloca nel mondo.
Il nostro posto nel mondo, il qui ed ora proprio della realtà crea dei recinti che vorremmo abbattere con tutte le nostre forze, per incontrare la nostra energia ed entrare in sintonia con essa.
Abbattere i recinti non è possibile perché sono parte di noi.
La coesistenza tra parte soggettiva ed oggettiva è l’unico modo per comprendere la vita. Integrando queste due parti troviamo il nostro equilibrio. Questo equilibrio è messo continuamente in discussione da nuovi incontri o dalle sofferenze che sono sempre insite nella vita umana.
La sfida della vita è nel dover accettare il rischio dello scacco, come conseguenza delle nostre scelte. Scegliere è la scommessa finale.
Nella scelta sta il vero senso della poesia, che è la magia che scaturisce dall’incontro tra l’Uomo e la realtà. Poesia come squarcio stupito che riesce a diventare il faro che ci guida verso porti sicuri.
Nei versi delle Autrici di quest’antologia cogliamo il pathos, inteso come commozione verso le vicende che ci accomunano. Siano esse il pianto per un clochard morto nell’indifferenza generale, o il ricordo del nonno noi ci sentiamo parte di queste vicende in quanto esseri umani, che non possono fare a meno di “sentire” con l’anima.
Antologia che si fa messaggio universale grazie all’alchimia del dialogo tra noi stessi e le emozioni che sono viatico e nutrimento di ogni anima.
Ogni verso è esplorazione e ricerca effettuate con la semplicità e lo stupore che solo i bambini riescono ancora a provare.
Originale
come sempre, Raffaella Amoruso ci presenta la sua ultima opera di
narrativa. Snodandosi tra racconti brevi e poesia. Haiku e fotografia,
come note musicali, adornano l’aria intorno, facendo provare emozioni
genuine. Storie di donne, sempre attuali, senza tempo, senza età, forti e
penetranti ,raccontate con la delicatezza e la semplicità che ben sono
note all’autrice.Dalla parte del cuore … dalla parte delle donne, sempre.
Una raccolta di 32 poesie che rappresentano altrettante prospettive
diverse non solo nello sguardo ma anche nella vita su cui esse
ripiegano. Un microcosmo di possibilità si apre di fronte all’utilizzo
della poesia come libertà di inventare storie nuove oppure già vissute.
Passato e futuro, vita e morte si intrecciano e confondono come a
sottolineare l’aleatorietà dell’esserci o non esserci.
A volte pare
quasi che l’autore abbia messo un piede nell’al di là per poter
allargare la visione del mondo ad aspetti troppo spesso trascurati in
nome di piccoli interessi quotidiani o di una miope concezione della
realtà che risulta essere la causa vera dell’infelicità dell’uomo
contemporaneo.
Così il messaggio che trapela da queste liriche
inconsuete è quello di vivere il mondo con gli occhi dell’altro (incluso
chi ci ha preceduto o ci succederà) nella speranza di cogliere fino in
fondo, in tutte le possibili sfaccettature, il tempo, unico bene
prezioso, che ci è stato assegnato.
A distanza di un anno dalla
pubblicazione della silloge “Confessioni apocrife”, Paolo Avanzi propone
questa seconda opera che si misura con la complessità del divenire
quotidiano.
La simbiosi umana, è una forma di pensiero che determina un tipo di comportamento di stretta dipendenza. Si parla di relazione simbiotica nell’amicizia, nell’amore, quando, ad esempio, crescendo insieme giorno dopo giorno, si riesce a far sentire la propria presenza in modo attivo, mai passivo o prevaricatore. E’ questa forma di simbiosi che lega l’autrice, Patrizia Manenti alla città dell’Aquila. Tra le note urlate delle sue poesie, l’autrice ci ricorda sensazioni, attimi, momenti interminabili di quel 6 aprile 2009, ma non solo, Patrizia Manenti mette in evidenza sempre e comunque la voglia di ricominciare, la positività, la necessità vitale di credere nelle proprie forze e tornare ad essere ciò che siamo: esseri umani nati per Amare. Possa essere quest’opera di supporto, a noi tutti e soprattutto, alle persone coinvolte nel sisma.
Un pensiero a voi … per non dimenticare mai.
Questa opera dal titolo: “Le mie poesie, come una stella che cade
nell’infinito” parla di Amore, Fantasia e di Patos per gli amori
contrastanti e impossibili e inoltre esprime cosa si può vedere
nell’infinito attraverso il cannocchiale (cuore) dell’amore e del
sentimento.
Leggendo queste poesie di Pietro Baratta il profuso senso sublime del
loro contenuto ci porta via via a respirare l'aria delle grandi vette.
E' una trasparenza così delicata e profonda di alta sensibilità che
l'artista ci conduce in modo inevitabile ad altezze di sentimento
indefinite, altamente qualitative.
E dolcissimo e romantico diviene
nei canti d'amore, dove la dolcezza quasi insinuante dei versi, la
pienezza del ritmo appoggiata alla sonorità delle sue vocali, la
proliferazione dei colori, il candore e la delicatezza delle immagini
intenerisce e commuove, mentre il suono diviene così soave e melodico,
da avvincere l'animo di chi legge.
LA NOSTRA RACCOLTA DI NARRATIVA UMORISTICA, BIOGRAFICA, A TEMA SOCIALE, PER RAGAZZI.
Arriva
un' età in cui mettere in discussione i passi fatti anche solo un anno
prima è sconveniente. Arriva un'età in cui bisogna camminare diritti,
con la schiena diritta, il collo fatto solo per scegliere tra destra e
mancina, ma non per voltarsi, ché tanto se ti volti la porta è chiusa.
d'Ausilio
con “L’unica stazione del mondo” ci regala una sbirciata finale su quel
pezzo di vita che si chiude con il nodo delle prime cravatte.
Sì.
Questo romanzo è un piede nella porta che la tiene aperta quel tanto che
basta per rivedere il tempo dei viaggi improbabili a Londra, "innocenti
evasioni" verso mete vicine e lontane, o anche stando solo fermi, tutti
insieme al bar, lanciando uno sguardo sul mondo che verrà. Il libro
finisce e la porta si chiude.
E se Alessandro, con la sua Ultima Stazione del Mondo, ci avesse infilato in tasca le chiavi?
Questo volume, piccolo per quanto possa essere,
tende a rappresentare, indi a comunicare ai giovani lettori, ma anche a
tutti coloro volessero colmare la loro curiosità, le emozioni, gli stati
d’animo, ma anche le situazioni e le tendenze che ogni giovane
volontario al giorno d’oggi affronta nella sua vita quotidiana di, “uomo
della patria” ovvero nella sua vita da soldato, perché fare il soldato
non è un mestiere ma bensì uno stile di vita, e, come tale, tende a
compromettere la vita della persona stessa ..
Luca è omosessuale. Esercita la professione di architetto gestendo con
la migliore amica, Sonia, uno Show Room d’arredamenti in Firenze.
Sono
gli anni ’90. Luca sta fuggendo dalla fine di un rapporto con un uomo,
Giorgio, del quale era profondamente innamorato. Lo fa correndo verso il
proprio ”rifugio”, l’abitazione di Siena dei genitori, benestanti, e la
comprensione e l’affetto della madre con la quale vive un rapporto
particolare.
Attraverso dei flash back Luca ripercorre l’infanzia e
l’adolescenza, gli amori e i variegati rapporti instaurati con i
componenti della famiglia.
Gli avvenimenti rivelano le passioni, i
conflitti interiori del protagonista e il rapporto che va affievolendosi
con Sonia, la sua migliore amica. Luca cerca di rimediare in qualche
modo, invitando l’amica a trascorrere una breve vacanza al Monte
Argentario, dove i genitori possiedono una villa.
Ma è la svolta nel
finale della storia a determinare un insolito epilogo. La vicenda aprirà
a Luca nuove prospettive, rimettendo in discussione tutto il suo essere
insieme alla sua sessualità.
Raffaele Baroffio, cardiologo e giornalista, un giorno ha preso la
decisione di raccogliere e riordinare i suoi racconti, scritti in tempi
diversi, facendone per ora un primo volume. La raccolta comprende brani
di diversa ispirazione, spesso suggerite allo scrittore dalle sue
passioni, che spaziano dal ciclismo alla filatelia e all’archeologia.
L’autore non dimentica neppure il mondo dei bambini e si cimenta anche
nella fiaba, tenendo d’occhio però qualche fatto storico. Lo stesso
avviene quando si diverte a scrivere con ironia un racconto giallo.
Inoltre, e queste sono forse le storie più sentite, rievoca con grande
partecipazione molti fatti della sua infanzia, facendo rivivere le care
figure dei suoi nonni e la vita semplice di paese. Il ricordo di un
venditore di limoni, che stazionava all’ingresso dell’Università, gli ha
poi ispirato uno dei suoi più riusciti racconti, tanto da fargli
conseguire il primo premio nel concorso “La serpe d’oro” indetto
dall’Associazione Medici Scrittori Italiani- Taranto 2009. Può quindi
essere interessante per molti leggere un’opera che si raccomanda per lo
stile, mai sciatto, bensì essenziale e sicuramente sobrio
Prevale la fantasia, in questo secondo libro, rispetto ai racconti di
ispirazione autobiografica che costituiscono una fotografia di un
passato, quasi sempre a colori. Non è mutato, in modo significativo, lo
stile: scarno, ma incisivo, volto a tratteggiare in modo sintetico
personaggi, ambientazione e vicende, a vantaggio della scorrevolezza.
L’attenzione al dettaglio rende partecipe il lettore, che viene immerso
nella scena e indotto a immaginare un finale che, invece, sarà spesso
per lui sorprendente.
Un volume di sana esperienza militare raccontato alla soglia della
veneranda età di settanta anni. L’ esperienze vissute e il ricordo dei
carissimi compagni di quel goliardico tempo del dopoguerra.
Con un
ringraziamento particolare a quegli Ufficiali e Sottufficiali, ed a quel
sano nonnismo, che in un certo qual modo, nell’ insieme, ci trasformò
da ragazzi, con ancora il ricordo di Babbo
Natale, a giovani uomini;
ci fece consolidare una amicizia con i compagni di scaglione, che ancora
oggi continua. Con l’augurio che il mio lavoro verrà letto da quegli
uomini che, non avendo vissuto quell’esperienza, in quanto sospeso il
servizio militare, potranno capire che cosa facevamo e come. E quelli
come me, che lo
hanno fatto, nel leggerlo si ricorderanno della loro naia.
E’ uno spaccato del ‘900 vissuto nella piccola frazione di Andrano
(Castiglione d’Otranto) in provincia di Lecce in cui un particolare
sacerdote si dedica all’educazione religiosa delle famiglie e
all’istruzione dei giovani. Nell’immediato dopoguerra egli intuisce
l’importanza di stimolare le nuove generazioni alla conoscenza, al
sapere e alla ricerca di professioni moderne, ricche di aspettative,
scardinando la vecchia convinzione che alle professioni intellettuali si
debba accedere solo se si appartiene alle classi borghesi. E’ riuscito
ad inculcare nei suoi numerosi discepoli l’importanza dell’impegno e
dello studio sullo sfondo di una vita liturgica e cristiana, insieme ai
fedeli della piccola parrocchia. I racconti che l’autore Antonio
Contaldo fa sulle passeggiate, il bosco, il tagliamento, la vita in
sacrestia e nella stessa chiesa, sono realtà correlate che rappresentano
l’orgoglio di un popolo aperto ai grandi cambiamenti sociali e politici
della seconda metà del ‘900. La figura di don Felice incarna la storia
di un periodo più significatico di cambiamenti, tra il dramma della
Seconda Guerra Mondiale e la rinascita dell’Italia. Nato nel 1901 ad
Andrano, si è spento all’età di ottantadue anni a Castiglione d’Otranto.
Alina e Jerry cercheranno di modificare il loro destino e si troveranno
immersi in una lunga serie di fenomeni paranormali. Sperimentazioni e
spiegazioni sulla Psicofonia, Viaggi Astrali, collegamenti con altre
dimensioni spirituali... e molto altro. Strane invenzioni e nuove
ricerche scientifiche. Bellissimi viaggi, in luoghi realmente esistenti.
Una trama che non si può raccontare nei dettagli, per non perdere
l'essenza di questo affascinante racconto...
Tatiana Malguina è una pianista-concertista e pedagogista russa. La sua
formazione, svoltasi in Russia nel periodo dell'URSS, grazie ai suoi
brillanti maestri G. Bolhkovitinova, L. Kontorovsky, N. Benditzky, segue
i dettami del grande pianista e didatta russo H. Neihaus. Svolge
attività artistica e pedagogica da venti anni e, avendo insegnato in
Russia, in Portogallo e in Italia, ha accumulato una ricca e variegata
esperienza sia umana che professionale. I suoi giovani allievi si sono
già distinti in diverse manifestazioni artistiche nazionali ed
internazionali.
Nel giro di pochi giorni l’aula della maestra
Serenella si era trasformata in un luogo colorato e accogliente. Alle
pareti aveva appeso cartelloni dai colori vivaci; alle finestre aveva
sistemato delle tendine di un allegro color arancione, con dei fermagli a
forma di margherita così i bambini avrebbero potuto scostarle
comodamente per guardare qualunque cosa avesse catturato la loro
attenzione. Sopra la lavagna Serenella, aveva appeso un orologio a
pendolo di legno con il quadrante a forma di gatto, e gli occhi di quel
gatto esprimevano una tenerezza infinita, quasi volessero infondere
sicurezza sul tempo che scorreva, come a dire: “ Bambini! Non abbiate
paura del tempo che scorre perché le scoperte che farete dentro questo
tempo riempiranno i vostri occhi e il vostro cuore di bellezza”. Forse
questo era quello che voleva trasmettere Sere ai suoi bambini.